Il Mistero dei Gradini Mancanti

 

di Suzana Zlatkovic

Nella città di Sherimanioni c’era un edificio unico al mondo, noto come La Fortezza delle Visioni Incompiute. Era il cuore pulsante della città, non per la sua funzione, ma per il mistero che lo avvolgeva. Costruito in cemento liscio e tagliato da curve morbide, sembrava essere stato scolpito dal vento stesso, come una roccia levigata dal tempo. La luce del giorno scivolava sulle sue superfici, creando ombre che danzavano silenziose lungo le pareti. Di notte, piccoli faretti incastonati nel soffitto lo facevano sembrare un cielo stellato, un universo raccolto tra quelle mura.

Ma ciò che attirava davvero i visitatori era la porta. Una porta collocata in un punto apparentemente irraggiungibile, sospesa sopra una parete alta e curva. Non c’erano scale, né passerelle, né alcun indizio su come si potesse raggiungerla. Non era segnata da alcun corridoio o apertura che conducesse verso di essa. Era lì, immobile e silenziosa, come un enigma scolpito nella pietra.

Gli abitanti di Sherimanioni la chiamavano Il Varco delle Possibilità Infinite, un nome nato dalle infinite teorie che si erano diffuse nel tempo.

“Perché metterla lì? A cosa può servire una porta che nessuno può attraversare?” Questa domanda era diventata quasi un proverbio in città. I bambini inventavano storie su cavalieri e maghi che cercavano di raggiungerla; gli artisti la dipingevano come un simbolo di aspirazione e mistero. I filosofi del luogo avevano persino scritto libri interi sulla porta, sostenendo che fosse una metafora della vita: un ingresso in un non-luogo, la dimora dell’anima.

Ma c’erano anche altri, più pratici, che speculavano sulle intenzioni dell’architetto che aveva progettato l’edificio. “Forse è un errore,” dicevano alcuni. “Una trovata pubblicitaria,” dicevano altri. Ma nessuno sapeva chi fosse realmente l’ideatore della Fortezza delle Visioni Incompiute. Si diceva che fosse un artista-architetto taciturno, che aveva lasciato la città poco dopo il completamento dell’edificio, senza lasciare traccia di sé.

C’era chi sosteneva che la porta fosse un richiamo a qualcosa di ultraterreno, una connessione tra mondi diversi. Tuttavia, anche i più razionali, una volta alzati gli occhi verso quella soglia irraggiungibile, sentivano qualcosa di strano: un richiamo sottile che faceva tremare il cuore.

La vera magia della porta, però, era questa: nessuno poteva ignorarla. Non importava quante volte si visitasse la Fortezza, gli occhi tornavano sempre lì, a quella soglia sospesa. Ogni visitatore provava la sensazione che, se solo avesse trovato il modo di raggiungerla, avrebbe scoperto qualcosa di straordinario. Non una stanza, non un luogo, ma una rivelazione, un segreto che avrebbe cambiato la sua vita.

E così, la porta della Fortezza delle Visioni Incompiute continuava a ispirare storie, sogni e domande, sospesa tra il concreto e l’impossibile. Era una sfida, un mistero, e forse, la risposta era proprio nel fatto che nessuno potesse raggiungerla: perché il sogno di arrivarci era esso stesso il viaggio.

 

Foto: Suzana Zlatkovic