Il Quadro non è più lo stesso
di Giusi Nazzarro e Suzana Zlatkovic
È il 9 giugno 2021, abbiamo da poco conosciuto e attraversato il lockdown, portato a termine una seconda gravidanza l’una e una laurea in Psicologia l’altra.
Ci incontriamo davanti all’ingresso di Villa Ada dove una lunga, lunghissima camminata ci aiuta a sciorinare le idee e a districare le perplessità. Siamo di fronte a un bivio, questo è chiaro. Possiamo decidere di fermarci, di tornare indietro, di dividerci. Possiamo scegliere una strada e percorrerla insieme.
Bene. La strada giusta già sappiamo qual è, ci fermiamo solo un attimo a riprendere il fiato, togliamo dallo zaino i pesi che non ci occorrono e mettiamo dentro qualcosa che sappiamo ci servirà. Siamo pronte, raccogliamo il coraggio e partiamo, anzi ri-partiamo insieme.
E così quel quadro verde e immenso che è stato spesso lo sfondo della nostra Associazione diventa il luogo simbolo del nostro cambiamento: a Villa Ada, dopo 5 km di chiacchierata, decidiamo che Anticorpi diventerà un’impresa e decidiamo di mettere a frutto la nostra esperienza di 10 anni in qualcosa di completamente nuovo.
Il quadro non è più lo stesso.
Il cambiamento è avvenuto lentamente, abbiamo preso il tempo che ci voleva per trasformare le abitudini e le abilità di un passato lavorativo molto ricco in qualcosa di più strutturato e consapevole, applicando a nuove esperienze la creatività di sempre.
Per molto tempo abbiamo pensato che strutturare la nostra esperienza significava chiuderla in se stessa o peggio ancora renderla simile o uguale a tante altre. Dare la struttura ad una cosa, invece non significa affatto imprigionarla nei parametri già determinati, bensì delineare i contorni delle sue potenzialità, osservare attentamente la sue abilità di crescita e di cambiamento e scrivere una nuova pagina ad ogni cambiamento avvenuto.
A noi piace pensare che è stato proprio il teatro ad allenarci al cambiamento.
Il teatro, esattamente come un rito, nella sua ripetizione di gesti, parole e azioni, nel suo svolgersi in un tempo contenuto e in uno spazio definito in modo chiaro, costringendo nel qui e ora, ci permette di porre radici nella terra per governare il cambiamento. Per comprendere i momenti di passaggio e attraversarli con maggiore sicurezza.
Non è stato facile ritrovare il nuovo equilibrio, ma abbiamo imparato che il punto di equilibrio è una cosa mobile, simile a un cerchio, che a volte sconfina da una parte, altre volte dalla parte opposta. E forse la consapevolezza stessa della sua mobilità è il vero equilibrio.
Secondo voi, quando ci accorgiamo che un cambiamento è avvenuto? Lo registriamo nello stesso istante in cui avviene, oppure non ci accorgiamo del cambiamento perché siamo assenti nel nostro qui ed ora?
A volte quando il cambiamento non ci piace, facciamo finta che non sia accaduto nulla, o peggio ancora, ci affanniamo per riportare tutto esattamente come era, anche a costo di distruggere ogni possibilità di ritrovare il nuovo equilibrio.
Insomma, i cambiamenti non sono semplici, forse ci fanno paura, forse a volte non siamo pronti a coglierli, ma certamente costituiscono la parte più stimolante e creativa della nostra vita, lavorativa e non.